Gli incursori del raggruppamento “Teseo Tesei” vengono trasferiti in elicottero sull'ammiraglia Vittorio Veneto e da lì partono quattro elicotteri con a bordo 60 paracadutisti del IX Reggimento d'assalto “Col Moschin”; dalla Sicilia, invece, partono i ricognitori dell'aeronautica per localizzare l'Achille Lauro: http://www.colmoschin.it/europa/achille-lauro.htmlArchiviato il 24 novembre 2015 in Internet Archive. .
Mercoledì 9, ore 2.00 del mattino, l'ambasciatore USA a Roma Maxwell Rabb torna a Palazzo Chigi e in un colloquio con Craxi rivela che alcune intercettazioni confermano l'omicidio del passeggero: http://www.colmoschin.it/europa/achille-lauro.htmlArchiviato il 24 novembre 2015 in Internet Archive. . Si tratta della ricezione, alle ore 16.00 del giorno prima, della dichiarazione di un radioamatore libanese che afferma di aver captato una comunicazione tra l'Achille Lauro e le autorità libanesi in cui si affermava che avevano ucciso un uomo.
Corriere della sera, 22 settembre 2009: “I servizi segreti avevano invece lasciato i tre palestinesi a bordo dell'aereo e mi fu chiesto di prender tempo fino a fine giornata con il procuratore, che chiedeva che gli consegnassi i passaporti (dei passeggeri ospitati in accademia)”; cfr. [3]Archiviato il 25 settembre 2009 in Internet Archive.
fondazionesocialismo.it
Nel suo libro “Terrorismo, forza dieci” (Mondadori) il comandante Gerardo De Rosa sostenne che la sua condizione di isolamento non gli aveva consentito, al momento della conversazione, di essere al corrente del delitto, di cui seppe solo dopo, al momento della liberazione («I pirati mi hanno dato un passaporto poi mi hanno detto che avevano ucciso un passeggero. Uno di loro aveva del sangue sulle scarpe e sul fondo dei pantaloni». Per un'altra versione, al momento della richiesta da Roma De Rosa era ancora sotto la minaccia del fuoco dei terroristi e fu costretto, quindi, a non rivelare l'uccisione di Leon Klinghoffer: a questa versione fece riferimento Giulio Andreotti in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 117 ("Alcune cose a me non sono ancora chiare. Una, per esempio è questa: ma com'è possibile che un equipaggio poi composto non da «figli di Maria», ma di marittimi di Torre del Greco si lasciò tenere per alcuni giorni sotto scacco da quattro persone, e il Capitano poi, parlando con Craxi a telefono dicesse: «non è successo niente», mentre invece era stata uccisa una persona? Su questo voi che siete storici potete dare chiarimenti con tutta un'attrezzatura culturale che io non ho, io sono un empirico, forse mi potete aiutare a capire ora per allora": consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive. ).
Probabilmente ebbero un peso anche i tempi prospettati a Reagan, che in quel momento apparivano più rilassati di quel che poi si rivelarono: secondo Giulio Andreotti, "Alla domanda di Reagan, se fosse possibile un'attesa di alcuni giorni per fare poi le pratiche che avrebbero consentito di tenerli prigionieri, Bettino aveva detto probabilmente di sì, perché posta così, la domanda aveva un carattere generale. Io ero stato più prudente perché aveva anche telefonato anche a me e io avevo risposto che era un problema che non riguardava noi. Se i magistrati ci autorizzavano a fermarli, noi allora dovevamo affrontare le conseguenze politiche, ma prima c'era anche un problema di carattere giuridico, tanto è vero che la mattina Bettino andò a Milano, noi discutemmo con Amato la situazione e l'aereo poi partì" (Giulio Andreotti in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 118, consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive. ).
"La mattina di buon'ora di sabato 12 ricevetti una telefonata del ministro Spadolini, il quale mi informava in tono di grande preoccupazione che la decisione di liberare Abu Abbas e l'altro palestinese era già stata presa, e sarebbe stata presto comunicata all'ambasciatore Rabb. La decisione – mi disse – era stata presa da Craxi e da Andreotti senza consultare il governo. Lui non era d'accordo": Rinaldo Petrignani, in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 136, consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive.
formiche.net
"Interrotta la cena di commiato, Annicchiarico corse in aeroporto, dove l'ufficiale di guardia gli spiegò di aver notato strani movimenti americani. Per saperne di più si era recato in sala radar, dove, contrariamente a quanto accadeva quando non c'era traffico aereo statunitense, aveva trovato gli operatori americani. Questo lo aveva indotto a mettere in allarme il plotone di pronto intervento della Vigilanza Aeronautica Militare (VAM)": http://www.formiche.net/2015/10/08/sigonella-trentanni-dalla-crisi/Archiviato il 14 marzo 2022 in Internet Archive. .
Gianni Barbacetto, La grande bugia di Sigonella, in il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2010. URL consultato il 17 ottobre 2015 (archiviato il 10 ottobre 2015).
ilsole24ore.com
Gerardo Peloai, La notte di Sigonella, su ilsole24ore.com, 16 ottobre 2015. URL consultato il 17 ottobre 2015 (archiviato il 17 ottobre 2015).
Antonio Badini: «Craxi aveva capito la questione palestinese», in l'Unità 4 dicembre 2015, attingendo agli interventi (quello svolto dal medesimo e quelli di Gennaro Acquaviva e di Maurizio Caprara, tra gli altri) al convegno "Sigonella (trent'anni dopo: 1985-2015), a cura dell'Associazione socialismo e di Mondoperaio, Roma, Palazzo Giustiniani, 16 ottobre 2015; v. https://www.radioradicale.it/scheda/455971/sigonella-una-riflessione-trentanni-dopoArchiviato il 17 ottobre 2015 in Internet Archive. . Badini ha ricordato che già da un anno - successivamente al raid di Tunisi - Craxi aveva ricevuto mandato dal Consiglio europeo di sostenere la creazione di un'opzione antiradicale che attivasse il processo di pace in Medio Oriente mediante la costituzione di una delegazione congiunta giordano-palestinese, che avrebbe dovuto aprire un canale negoziale con Israele alternativo all'opzione radicale fondata sul disegno di distruzione dello Stato ebraico: il disegno abortì perché Shimon Peres, dopo aver dato garanzie, si sarebbe sottratto all'impegno.
Deborah Hart Strober, Gerald S. Strober,The Reagan presidency: an oral history of the era, p. 378: Ledeen vantava con i suoi di conoscere il numero telefonico dell'amante del primo ministro italiano, ma in realtà chiamò l'hotel Raphael, residenza romana di Craxi, e così ricorda ciò che avvenne: «Ho parlato con l'assistente di Craxi … non mi ricordo mai il nome ... Brandini, e lui tutta quella sera ha detto a tutti gli Americani che Craxi non c'era, allora io parlando con Brandini gli ho detto: “Senti sono io, se tu dici che Craxi non c'è mentre magari sta nella stanza accanto troverai la tua fotografia sui giornali di tutto il mondo”. In quel momento me lo ha passato». Secondo Giuseppe Sacco, caporedattore dell'European journal of International affairs, anche nella ricostruzione dell'approccio col segretario di Craxi, Cornelio Brandini, la versione di Ledeen sarebbe stata poco credibile (gli disse che se non gli avesse passato a telefono il capo, all'indomani il suo nome sarebbe stato sui giornali di tutto il mondo: "figurarsi se questa poteva essere vissuta come una minaccia, da Cornelio...": v. intervento di Sacco, consultabile alla URL https://www.radioradicale.it/scheda/455971/sigonella-una-riflessione-trentanni-dopoArchiviato il 17 ottobre 2015 in Internet Archive. , minuti 1:52:46 al convegno del 16 ottobre 2015 dell'Associazione socialismo e di Mondoperaio a Roma, palazzo Giustiniani).
Cfr. [1]Archiviato il 2 febbraio 2020 in Internet Archive.. Secondo James J. F. Forest, Countering terrorism and insurgency in the 21st century, Greenwood, 2007, Volume 3, p. 61, però, la decisione di Reagan di ordinare alle truppe USA "to stand down" venne a tre ore dall'atterraggio.
http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1985_10/19851012_0003.pdf&query=bruno%20miserendinoArchiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. : la circostanza fu opposta agli egiziani quando cercarono di sostenere che - prima di venerdì 11, quando in un "supplemento di indagine" furono acquisite le inequivoche conferme dai passeggeri, finalmente scesi dalla nave - non avevano altro elemento che le dichiarazioni rese da De Rosa sotto minaccia dei terroristi, a bordo della nave. In ogni caso, la tragica conferma definitiva si ebbe quando il cadavere fu recuperato in mare diversi giorni dopo, tra il 14 ed il 15 ottobre, al largo delle acque territoriali siriane.
Gli incursori del raggruppamento “Teseo Tesei” vengono trasferiti in elicottero sull'ammiraglia Vittorio Veneto e da lì partono quattro elicotteri con a bordo 60 paracadutisti del IX Reggimento d'assalto “Col Moschin”; dalla Sicilia, invece, partono i ricognitori dell'aeronautica per localizzare l'Achille Lauro: http://www.colmoschin.it/europa/achille-lauro.htmlArchiviato il 24 novembre 2015 in Internet Archive. .
Antonio Badini: «Craxi aveva capito la questione palestinese», in l'Unità 4 dicembre 2015, attingendo agli interventi (quello svolto dal medesimo e quelli di Gennaro Acquaviva e di Maurizio Caprara, tra gli altri) al convegno "Sigonella (trent'anni dopo: 1985-2015), a cura dell'Associazione socialismo e di Mondoperaio, Roma, Palazzo Giustiniani, 16 ottobre 2015; v. https://www.radioradicale.it/scheda/455971/sigonella-una-riflessione-trentanni-dopoArchiviato il 17 ottobre 2015 in Internet Archive. . Badini ha ricordato che già da un anno - successivamente al raid di Tunisi - Craxi aveva ricevuto mandato dal Consiglio europeo di sostenere la creazione di un'opzione antiradicale che attivasse il processo di pace in Medio Oriente mediante la costituzione di una delegazione congiunta giordano-palestinese, che avrebbe dovuto aprire un canale negoziale con Israele alternativo all'opzione radicale fondata sul disegno di distruzione dello Stato ebraico: il disegno abortì perché Shimon Peres, dopo aver dato garanzie, si sarebbe sottratto all'impegno.
Nel suo libro “Terrorismo, forza dieci” (Mondadori) il comandante Gerardo De Rosa sostenne che la sua condizione di isolamento non gli aveva consentito, al momento della conversazione, di essere al corrente del delitto, di cui seppe solo dopo, al momento della liberazione («I pirati mi hanno dato un passaporto poi mi hanno detto che avevano ucciso un passeggero. Uno di loro aveva del sangue sulle scarpe e sul fondo dei pantaloni». Per un'altra versione, al momento della richiesta da Roma De Rosa era ancora sotto la minaccia del fuoco dei terroristi e fu costretto, quindi, a non rivelare l'uccisione di Leon Klinghoffer: a questa versione fece riferimento Giulio Andreotti in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 117 ("Alcune cose a me non sono ancora chiare. Una, per esempio è questa: ma com'è possibile che un equipaggio poi composto non da «figli di Maria», ma di marittimi di Torre del Greco si lasciò tenere per alcuni giorni sotto scacco da quattro persone, e il Capitano poi, parlando con Craxi a telefono dicesse: «non è successo niente», mentre invece era stata uccisa una persona? Su questo voi che siete storici potete dare chiarimenti con tutta un'attrezzatura culturale che io non ho, io sono un empirico, forse mi potete aiutare a capire ora per allora": consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive. ).
Mercoledì 9, ore 2.00 del mattino, l'ambasciatore USA a Roma Maxwell Rabb torna a Palazzo Chigi e in un colloquio con Craxi rivela che alcune intercettazioni confermano l'omicidio del passeggero: http://www.colmoschin.it/europa/achille-lauro.htmlArchiviato il 24 novembre 2015 in Internet Archive. . Si tratta della ricezione, alle ore 16.00 del giorno prima, della dichiarazione di un radioamatore libanese che afferma di aver captato una comunicazione tra l'Achille Lauro e le autorità libanesi in cui si affermava che avevano ucciso un uomo.
http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1985_10/19851012_0003.pdf&query=bruno%20miserendinoArchiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. : la circostanza fu opposta agli egiziani quando cercarono di sostenere che - prima di venerdì 11, quando in un "supplemento di indagine" furono acquisite le inequivoche conferme dai passeggeri, finalmente scesi dalla nave - non avevano altro elemento che le dichiarazioni rese da De Rosa sotto minaccia dei terroristi, a bordo della nave. In ogni caso, la tragica conferma definitiva si ebbe quando il cadavere fu recuperato in mare diversi giorni dopo, tra il 14 ed il 15 ottobre, al largo delle acque territoriali siriane.
"Interrotta la cena di commiato, Annicchiarico corse in aeroporto, dove l'ufficiale di guardia gli spiegò di aver notato strani movimenti americani. Per saperne di più si era recato in sala radar, dove, contrariamente a quanto accadeva quando non c'era traffico aereo statunitense, aveva trovato gli operatori americani. Questo lo aveva indotto a mettere in allarme il plotone di pronto intervento della Vigilanza Aeronautica Militare (VAM)": http://www.formiche.net/2015/10/08/sigonella-trentanni-dalla-crisi/Archiviato il 14 marzo 2022 in Internet Archive. .
Deborah Hart Strober, Gerald S. Strober,The Reagan presidency: an oral history of the era, p. 378: Ledeen vantava con i suoi di conoscere il numero telefonico dell'amante del primo ministro italiano, ma in realtà chiamò l'hotel Raphael, residenza romana di Craxi, e così ricorda ciò che avvenne: «Ho parlato con l'assistente di Craxi … non mi ricordo mai il nome ... Brandini, e lui tutta quella sera ha detto a tutti gli Americani che Craxi non c'era, allora io parlando con Brandini gli ho detto: “Senti sono io, se tu dici che Craxi non c'è mentre magari sta nella stanza accanto troverai la tua fotografia sui giornali di tutto il mondo”. In quel momento me lo ha passato». Secondo Giuseppe Sacco, caporedattore dell'European journal of International affairs, anche nella ricostruzione dell'approccio col segretario di Craxi, Cornelio Brandini, la versione di Ledeen sarebbe stata poco credibile (gli disse che se non gli avesse passato a telefono il capo, all'indomani il suo nome sarebbe stato sui giornali di tutto il mondo: "figurarsi se questa poteva essere vissuta come una minaccia, da Cornelio...": v. intervento di Sacco, consultabile alla URL https://www.radioradicale.it/scheda/455971/sigonella-una-riflessione-trentanni-dopoArchiviato il 17 ottobre 2015 in Internet Archive. , minuti 1:52:46 al convegno del 16 ottobre 2015 dell'Associazione socialismo e di Mondoperaio a Roma, palazzo Giustiniani).
Cfr. [1]Archiviato il 2 febbraio 2020 in Internet Archive.. Secondo James J. F. Forest, Countering terrorism and insurgency in the 21st century, Greenwood, 2007, Volume 3, p. 61, però, la decisione di Reagan di ordinare alle truppe USA "to stand down" venne a tre ore dall'atterraggio.
Probabilmente ebbero un peso anche i tempi prospettati a Reagan, che in quel momento apparivano più rilassati di quel che poi si rivelarono: secondo Giulio Andreotti, "Alla domanda di Reagan, se fosse possibile un'attesa di alcuni giorni per fare poi le pratiche che avrebbero consentito di tenerli prigionieri, Bettino aveva detto probabilmente di sì, perché posta così, la domanda aveva un carattere generale. Io ero stato più prudente perché aveva anche telefonato anche a me e io avevo risposto che era un problema che non riguardava noi. Se i magistrati ci autorizzavano a fermarli, noi allora dovevamo affrontare le conseguenze politiche, ma prima c'era anche un problema di carattere giuridico, tanto è vero che la mattina Bettino andò a Milano, noi discutemmo con Amato la situazione e l'aereo poi partì" (Giulio Andreotti in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 118, consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive. ).
Corriere della sera, 22 settembre 2009: “I servizi segreti avevano invece lasciato i tre palestinesi a bordo dell'aereo e mi fu chiesto di prender tempo fino a fine giornata con il procuratore, che chiedeva che gli consegnassi i passaporti (dei passeggeri ospitati in accademia)”; cfr. [3]Archiviato il 25 settembre 2009 in Internet Archive.
"La mattina di buon'ora di sabato 12 ricevetti una telefonata del ministro Spadolini, il quale mi informava in tono di grande preoccupazione che la decisione di liberare Abu Abbas e l'altro palestinese era già stata presa, e sarebbe stata presto comunicata all'ambasciatore Rabb. La decisione – mi disse – era stata presa da Craxi e da Andreotti senza consultare il governo. Lui non era d'accordo": Rinaldo Petrignani, in La politica estera italiana negli anni Ottanta, p. 136, consultato alla URL http://www.fondazionesocialismo.it/Convegni_Craxi/La%20politica%20estera.pdfArchiviato l'11 dicembre 2015 in Internet Archive.
Rinaldo Petrignani, La crisi di Sigonella dall'Osservatorio di Washington, su [4], ricorda che Craxi dichiarò a Reagan, nell'incontro di Washington successivo agli eventi, che "Abbas non aveva mai lasciato l'aereo ufficiale ove si trovava sotto scorta armata. Per catturarlo sarebbe stato necessario dare l'assalto all'aereo: cioè compiere un atto di guerra contro l'Egitto. Non avremmo potuto farlo senza compromettere in maniera irreparabile le nostre relazioni con quel paese, che occupa nel Mediterraneo una posizione così importante". Anche per l'ammiraglio Martini "l'Italia, ligia alla parola data a Mubarak e ad Arafat, e anche secondo alcuni principi di diritto, non poteva trattenere legalmente Abu Abbas, che era in possesso di passaporto diplomatico, e quindi lo lasciò andare" (Fulvio Martini, La notte di Sigonella, ibidem).
Gennaro Acquaviva (a cura di), Bettino Craxi - Discorsi Parlamentari 1969-1993 (PDF), Roma-Bari, Laterza, p. 323. URL consultato il 17 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Rinaldo Petrignani, La crisi di Sigonella dall'Osservatorio di Washington, su [5].
Gianni Barbacetto, La grande bugia di Sigonella, in il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2010. URL consultato il 17 ottobre 2015 (archiviato il 10 ottobre 2015).
Rinaldo Petrignani, La crisi di Sigonella dall'Osservatorio di Washington, su [6]: "Nessuna delle parti aveva infatti altra scelta. Al comprensibile risentimento americano per la liberazione di un individuo che veniva considerato come un pericoloso terrorista, si contrapponevano in effetti, oltre a delle buone ragioni giuridiche e politiche, il risentimento italiano per il modo in cui gli americani ci avevano trattato".