Il che non ha impedito l'esercizio di cover actions nei momenti di potenziale crisi nei Paesi rivieraschi, come nel caso del colpo di stato del 1987 in Tunisia, per il quale l'allora capo del SISMIFulvio Martini mediò l'accordo che portò alla transizione pacifica del potere nelle mani di Zine El-Abidine Ben Ali. L'ammiraglio Martini affermò - dodici anni dopo i fatti,v. la Repubblica/fatti: 'L'Italia dietro il golpe in Tunisia') - di aver agito sotto le direttive di Bettino Craxi, Presidente del Consiglio italiano, e di Giulio Andreotti, ministro degli esteri. Secondo Giancarlo Elia Valori, L'intelligence secondo l'ammiraglio Martini, Formiche, 22/02/2015, invece, nella circostanza Fulvio Martini fu "un Direttore capace di 'fare da solo' senza troppo parlare con i politici, spesso inadatti a seguire una operazione di intelligence: la gestione della caduta di Habib Bourguiba in Tunisia. Correttamente, il direttore del SISMI, sotto l'ala di un aereo, aveva trattato con il suo pari grado francese, che però aveva rifiutato ogni tipo di partecipazione italiana nell'operazione, che per noi era vitale: il controllo delle reti energetiche libiche che in parte passa da Tunisi e dalla costa, la terribile minaccia che sarebbe derivata da una Tunisia in mano a forze, o a rappresentanti di forze, a noi avverse. E che volevano comandare in tutto il Mediterraneo. Bene: furono le nostre strutture, nel più perfetto silenzio e nella più totale autonomia, a creare l'occasione, in una notte convulsa, di far arrivare al potere Zine El Abidine Ben Alì, che era il nostro candidato rispetto ai francesi (e ai sovietici)".
Il che non ha impedito l'esercizio di cover actions nei momenti di potenziale crisi nei Paesi rivieraschi, come nel caso del colpo di stato del 1987 in Tunisia, per il quale l'allora capo del SISMIFulvio Martini mediò l'accordo che portò alla transizione pacifica del potere nelle mani di Zine El-Abidine Ben Ali. L'ammiraglio Martini affermò - dodici anni dopo i fatti,v. la Repubblica/fatti: 'L'Italia dietro il golpe in Tunisia') - di aver agito sotto le direttive di Bettino Craxi, Presidente del Consiglio italiano, e di Giulio Andreotti, ministro degli esteri. Secondo Giancarlo Elia Valori, L'intelligence secondo l'ammiraglio Martini, Formiche, 22/02/2015, invece, nella circostanza Fulvio Martini fu "un Direttore capace di 'fare da solo' senza troppo parlare con i politici, spesso inadatti a seguire una operazione di intelligence: la gestione della caduta di Habib Bourguiba in Tunisia. Correttamente, il direttore del SISMI, sotto l'ala di un aereo, aveva trattato con il suo pari grado francese, che però aveva rifiutato ogni tipo di partecipazione italiana nell'operazione, che per noi era vitale: il controllo delle reti energetiche libiche che in parte passa da Tunisi e dalla costa, la terribile minaccia che sarebbe derivata da una Tunisia in mano a forze, o a rappresentanti di forze, a noi avverse. E che volevano comandare in tutto il Mediterraneo. Bene: furono le nostre strutture, nel più perfetto silenzio e nella più totale autonomia, a creare l'occasione, in una notte convulsa, di far arrivare al potere Zine El Abidine Ben Alì, che era il nostro candidato rispetto ai francesi (e ai sovietici)".